martedì 3 aprile 2012

NO alla censura degli anime

Tempo fa parlavo di censura negli anime. Oggi riprendo il discorso e faccio qualche esempio delle censure fatte alla versione italiana.
In molti anime destinati ad un pubblico al di sopra dei 14 anni non è raro trovare scene vagamente erotiche. Anche se sono molto rare scene di sesso esplicito in un anime, si trovano spesso episodi in cui si vedono nudi o seminudi di personaggi femminili, o in cui i personaggi si scambiano semplici effusioni. Queste sequenze sono generalmente tagliate ove possibile, anche allungando o ripetendo sequenze contigue. Esempi di censure di questo tipo si trovano in alcuni episodi di Occhi di gatto, Il mistero della pietra azzurra e Dragon Ball, ma soprattutto in Ranma ½. Un caso eclatante è forse quello della serie È quasi magia Johnny, in cui è stata censurata la scena di un bacio tra i protagonisti, nonostante questa sequenza sia presente tra quelle che compongono la sigla italiana dell' anime.
In altri casi sono state censurate scene in cui i personaggi muoiono o si feriscono vistosamente, e scene in cui subiscono graffi o ricevono schiaffi. Ad oggi questi tagli, molto diffusi negli anni 90 e nei primi anni 2000, sono stati diminuiti, tuttavia rimangono delle eccezioni: ad esempio, in One Piece spesso viene cambiato il colore del sangue per renderlo più scuro, in Naruto talvolta su alcune scene particolarmente violente è stato applicato l'effetto negativo per sovvertire i colori, anche se di recente hanno smesso di fare ciò, rendendo, dunque, ben visibile il colore originale del sangue. A partire dagli anni 90, nella maggior parte degli anime trasmessi sulle reti Mediaset, la parola morte e i verbi morire, uccidere e ammazzare vengono sostituiti in sede di doppiaggio con termini più blandi, ovvero «eliminare», «fare fuori», «sparire» o «andare all'altro mondo», come nel caso delle tre serie di Dragon Ball, One Piece e Naruto.
Un esempio celebre di dialoghi aggiuntivi si trova nella serie I Cavalieri dello zodiaco dove i dialoghi, oltre ad essere rimaneggiati, sono stati anche aggiunti quando i personaggi restano in silenzio (da notare che l'adattore dei dialoghi Stefano Cerioni spiegò che molti "stravolgimenti" erano anche dovuti al fatto che i copioni su cui lavoravano erano molto lacunosi). Un altro caso famoso è Dragon Ball: in genere la voce narrante dovrebbe commentare solamente all'inizio e alla fine dell'episodio, mentre i personaggi avversari durante un combattimento dovrebbero studiarsi in silenzio (per aumentare la tensione), invece nell'adattamento italiano vengono aggiunte riflessioni di pura fantasia. Ciò accade anche quando ad alcune scene sono legati eventi culmine, come un rapporto sentimentale o un avvenimento tragico o violento. Queste sono manovre che alterano, in modo a volte non marginale, quanto voluto trasmettere dall'autore.
In questi casi i dialoghi sono spesso modificati per adattarli a precedenti tagli o modifiche. Questo fatto a volte, si trasforma, secondo molti spettatori, in una vera e propria offesa verso il pubblico, in quanto è come dire che gli spettatori non sono capaci di seguire l'anime. Come nel caso dell'ultimo episodio di Sailor Moon, dove si sente la voce di un personaggio spiegare la battuta di Usagi (Bunny), che non aveva capito cosa le avesse appena detto l'amico Seya; questo fatto viene ritenuto irrispettoso verso il telespettatore, perché lo mette allo stesso livello della protagonista. Tenendo conto poi, che le persone che seguono attentamente l'anime, per quanto piccoli possano essere, capirebbero subito la situazione anche senza l'aiuto del narratore. Inoltre, la voce fuoricampo copre spesso anche alcune scene dove si sente una musica o dei rumori in sottofondo.
Come nel caso dell'anime di re Artù, dove in una scena silenziosa di otto secondi, si vede un panorama che mostra un villaggio tranquillo con il solo sibilare del silenzio. Nella versione italiana, invece, tale silenzio viene coperto dalla voce del narratore, che evidenzia come la calma del luogo porti a sentire persino il debole rumore del vento. Tale discorso, però, copre lo stesso vento, rendendo il suo commento totalmente privo di senso.

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