mercoledì 14 marzo 2012

Big in Japan: Origami

Due cose in rapidità. La prima è che ieri ho interrotto la Japan Week per celebrare la nascita del messia. La seconda è che ringrazio Google per l'idea del post di oggi.
Il motore di ricerca oggi celebra Akira Yoshizawa considerato il più grande maestro di origami. Sappiamo tutti cosa sono ma non conosciamo tutte le loro sfaccettature.
Con il termine origàmi si intende l'arte di piegare la carta (折り紙, termine derivato dal giapponese, ori piegare e kami carta) e, sostantivato, l'oggetto che ne deriva.
La tecnica moderna dell'origami usa pochi tipi di piegature combinate in un'infinita varietà di modi per creare modelli anche estremamente complicati. In genere, questi modelli cominciano da un foglio quadrato, i cui lati possono essere di colore differente e continua senza fare tagli alla carta, ma l'origami tradizionale era molto meno rigido e faceva frequente uso di tagli, oltre a partire da basi non necessariamente quadrate. Alla base dei principi che regolano l'origami, vi sono senz'altro i principi shintoisti del ciclo vitale e dell'accettazione della morte come parte di un tutto: la forma di carta, nella sua complessità e fragilità, è simbolo del tempio shintoista che viene ricostruito sempre uguale ogni vent'anni, e la sua bellezza non risiede nel foglio di carta. Alla morte del supporto, la forma viene ricreata e così rinasce, in un eterno ciclo vitale che il rispetto delle tradizioni mantiene vivo.
Ma come la storia ha fatto incrociare gli origami ed il maestro Yoshizawa? Tra il XVI e il XVII secolo, in Giappone, durante il periodo Edo, l’imperatore Ieyasu Togukawa ebbe la buona idea di donare al suo popolo tanti “oggetti di riconoscimento”. Questi consistevano in piccoli doni di carta che simboleggiavano la gru Giapponese, animale simbolo della felicità e del benessere.
Il periodo Edo fu uno dei più grossi periodi di espansione politica e militare nel Paese da parte della famiglia Tokugawa. Alla cittadinanza si richiedeva grandi sacrifici ed una tolleranza senza precedenti; da qui nasceva l’idea dei “regali al popolo”. Nel corso dei secoli a venire, la tradizione di questi regali di carta fu ripresa più volte da parte delle dinastie al potere, anche per simboleggiare le proprie famiglie, le proprie conquiste, il proprio impero. Fino ad arrivare ad Akira Yoshizawa, che ha avuto il merito di rendere questa tradizione dapprima un lavoro manuale, poi un’arte.

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