6x07 "Man With a Plan"
Puntata che è letteralmente volata tra una scena e l'altra, in cui trionfano cinismo, umorismo caustico e quel senso di cieca disperazione che non smette mai di caratterizzare questa serie. E in tutto questo, cercando di trovare un filo conduttore, trionfa principalmente il concetto di "dipendenza". Quanto dipendono realmente i nostri Mad Men dalle persone che li circondano? Quanto dal loro lavoro? Quanto dalle sigarette e dai loro adorati alcolici? E quanto possono dipendere dai loro ruoli durante una fusione? Ognuno di loro, in quest'episodio, fa i conti con un forte senso di dipendenza da qualcosa che non possono gestire direttamente: o almeno, provano a gestirne il controllo, ma la caduta è rapida e rovinosa.Si inizia con Don che, rispetto all'ambiente della nuova agenzia, dove è riconosciuto da tutti come un uomo dotato di grande parlantina e notevole carisma, nel privato è inadeguato a qualsiasi rapporto personale, al punto da instaurare un ambiguo gioco padrone-schiava assieme a Sylvia. Nel giro di poche scene è Don a dipendere strettamente da quel rapporto, dal sentire il bisogno di dare nuovi ordini a Sylvia, di provare a legarla ancor più a sé, illudendola con il regalo di un elegante vestito e privandola del passatempo della lettura (quella stessa lettura che li aveva legati durante la premiere con la "Divina Commedia" di Dante), cercando di condurre il pensiero di Sylvia soltanto verso di se, verso Donald Draper, l'uomo che chiede ed ottiene tutto ciò che vuole. E nella sua presunzione, Don non capisce di allontanare definitivamente Sylvia e portarla alla decisione drastica di interrompere tutto questo. Come sempre, le ossa rotte sono quelle di Don, che crolla emotivamente (da applausi Jon Hamm, capace di comunicare qualsiasi senso di disperazione con la sua mimica facciale) e si trova imprigionato nella sua vita con Megan, rispetto alla quale si sente distante e totalmente estraneo, al punto da non ascoltarla mentre parla o non consolarla mentre piange da sola di fronte alla tv, alla notizia dell'attentato a Bob Kennedy.
Altri problemi di dipendenza, arrivano da Pete e dal rapporto con la madre: infantile e viziato, Pete stenta a comportarsi da adulto anche di fronte alla demenza senile della madre, pensando esclusivamente a se stesso e trattandola col massimo disprezzo, senza provare ad entrare in contatto con lei. Tutta la frustrazione del sentirsi poco considerato sul posto di lavoro, si riversano sulla donna, i cui deliri continuano per tutta la giornata, senza che il figlio le presti le doverose attenzioni. E Pete, come consuetudine, dovendo sfogare la sua rabbia, affronta la segretaria in maniera ruvida e tagliente, senza darle possibilità di replica e mortificandola al punto da ricordarle che il suo lavoro dipenda esclusivamente da lui.
E in tutta questa confusione di adulti sempre più simili a bambini e alla disperata ricerca di qualcosa che li appaghi realmente, spunta, con un sorriso sornione, Bob Benson, finora rimasto ai margini della vita dell'azienda e limitatosi a presentazioni affabili: è lui a sciogliere il nodo di qualsiasi dipendenza, capendo immediatamente di cosa abbia bisogno Joan e facendolo con tale naturalezza da vincere le resistenze della donna, diventata cinica e fredda con chiunque, e da far breccia nel suo cuore con le più semplici attenzioni. Che sia lui il vero erede di Donald Draper? O addirittura una versione migliore di Don? Più sereno, più maturo nonostante l'età o sarà soltanto un altro personaggio tormentato, che nasconde le sue inquietudini dietro ad un comportamento pulito? Comunque è sempre più chiaro che tutti i personaggi dipendano dalla figura di Donald Draper, al punto da desiderare ardentemente di essere come lui: ci prova Ted, che crolla ubriaco sul posto di lavoro, dopo aver tentato di bere a stomaco vuoto come fa sempre Don. Risultati catastrofici, coprendosi quasi di ridicolo.
PROSSIMO EPISODIO 6x08 "The Crash" il 19 maggio
Episodio scritto dallo zio George in persona e la cosa si è notata, visto che è stato un episodio improntato soprattutto sui dialoghi, su scene dense (con un ritmo abbastanza lento), mirate soprattutto all'introspezione psicologica dei personaggi. Tant'è che dalla scena finale dell'orso contro Brienne, mi aspettavo qualcosa di più adrenalinico e invece è stata gestita in maniera "normale", pur dovendo trasmettere tensione: quasi a sottolineare che non fosse quello il passaggio chiave dell'episodio. Jaime e Brienne si confermano una coppia straordinaria: stima reciproca, alchimia perfetta tra i due attori, il sarcasmo di Jaime che sa come contrattare aldilà del suo ruolo. Brienne più marginale, ma comunque essenziale per la lenta trasformazione che sta subendo il pupillo di casa Lannister. Emblematica la promessa che strappa nella cella sul riconsegnare Sansa e Arya a Catelyn.
E giusto per restare in argomento, le due ragazze di casa Stark sono in due situazioni diametralmente opposte, ma ugualmente incasinate: una ancora bloccata ad Approdo del Re e con un matrimonio assieme a Tyrion in vista; l'altra fugge in continuazione e passa di problema in problema: scappa dalla Brotherhood e finisce dritta dritta tra le braccia del Mastino. Saluta Delta delle Acque, cara Arya.
Il rapporto tra Jon e Ygritte diventa sempre più intenso e personale: è bene che Snow inizi a guardarsi le spalle, visto che un paio di bruti diffidano sempre di lui e stanno covando sensi di gelosia per la sua storia con Ygritte. Kit sta imparando ad avere più di un'espressione e la cosa non mi dispiace, visto il grande spazio che gli stanno dando sullo schermo: mi è piaciuto molto il dialogo di fronte al mulino sulla possibilità di andare a Grande Inverno e il successivo confronto con Ygritte sulla certezza che i bruti falliranno il loro assalto alla Barriera. Anche perché, una volta arrivati, Jon dovrà tornare tra le fila dei suoi per combattere l'invasione (con la speranza, nel frattempo, che parte dei Guardiani siano sopravvissuti al massacro in cui è morto Mormont). Altra nota "positiva" sulla gestione dei personaggi, è il fatto che la Khaleesi sia tornata ad essere spocchiosa e intrattabile come una volta. Si vede come Jorah e Barristan vorrebbero intervenire e darle consigli di diplomazia, ma quando lei ha un'idea, va avanti per la sua strada e non sente ragioni contrarie, oltretutto dalla sua, ha il fatto che i draghi stiano crescendo sempre di più.
Infine, momento epico della puntata: il dialogo tra Tywin e Joffrey. Quanto mi ha fatto godere vedere quel moccioso così insicuro e microscopico seduto sul trono, mentre il nonno lo sovrastava e gli dava lezioni di governo, senza mai scomporsi e concludendo tutto con un glaciale "Maestà". Sarà anche un Lannister, ma Tywin è troppo cazzuto per non essere apprezzato.
PROSSIMO EPISODIO 3x08 "Second Sons" il 19 maggio
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