Tra tempo e solitudine: così si apre il sipario sulla stagione finale di Mad Men.
Gli attori parlano a noi: cade la quarta parete e ci troviamo proiettati negli uffici che ci hanno offerto così tante emozioni nel corso degli anni. Siamo spettatori? Siamo protagonisti? Non sono solo le domande che noi ci poniamo, ma sono quelle che i personaggi sembrano ripetersi con angoscia ogni giorno, per tutti questi sette anni.
Il tempo che fugge è sempre incalzante, non dà mai tregua ed è il filo conduttore di tutta la puntata: dalla pubblicità degli orologi, a Megan che si lamenta di non tempo a sufficienza per stare con Don; ma è anche il tempo che è passato, che è cambiato nel corso di questi anni e ha trasformato la società che circonda i nostri adorati (o anche detestati, talvolta) personaggi: adesso c'è l'America che punta alla Luna; il Nixon che, nella prima stagione, aveva malamente perso contro Kennedy, ora è in televisione nei panni di Presidente a sottolineare le priorità degli Stati Uniti; è l'America in cui le donne hanno sempre maggior spazio, ma devono arrancare, lottare giorno dopo giorno per avere un riconoscimento paritario dai colleghi uomini.
Ma, per quanto il tempo passi, le vecchie abitudini fanno fatica a morire: Roger e Don sono una dimostrazione lampante di tutto questo; Mad Men era iniziato con loro al centro della scena e si sta chiudendo sempre con loro sotto le luci dei riflettori, ma visti in un'ottica diversa, quella di un declino irreversibile. Roger è sempre sordo a ciò che non gli interessa: neppure prova a capire che cosa gli dica la figlia a tavola e cerca di ribaltare la situazione, dicendo che sia lui a perdonarla, anziché ammettere le sue colpe; Don è l'eterno tormentato, l'uomo che soffre la solitudine, ma che, al tempo stesso, la cerca disperatamente e la scena finale è un'apoteosi poetica del suo personaggio.
Solo, nell'oscurità della città, con lo sguardo fisso, rivolto verso un futuro enigmatico.
Ancorato ad un lavoro che lo vede agire nell'ombra: suggeritore di idee a Freddy, che gli dice di stare attento perché il restare troppo ai margini della vita lavorativa, potrebbe farlo ben presto piombare nell'oblio.
Ed è sempre il Don che, durante un volo, non rinuncia ad un flirt fugace, seppur interrotto sul più bello perché l'aereo sta arrivando a destinazione e lui "deve tornare a lavorare".
Il tempo di Don e quello di Peggy è davvero sospeso tra lavoro e solitudine: su due piani differenti, ma, alla fine, entrambi non trovano nulla di soddisfacente a casa. Una volta chiusa la porta alle sue spalle, per Peggy c'è soltanto un pianto dirotto (scena straziante e magnificamente interpretata dalla Moss); Don non può neppure chiudere una porta a vetri, quella resta sempre semiaperta, come un sasso nella scarpa che darà sempre fastidio, finché non verrà sistemata.
E solo il tempo potrà dirci come verrà sistemata in quest'ultima stagione.
Solo il tempo, quel "poco" tempo che ci rimane assieme a questi strabilianti Mad Men.