sabato 13 aprile 2013

Spartacus - Victory - Series Finale

Non ho mai visto un finale di serie così maestoso e brutale. Nonostante tutti sapessimo come sarebbe andata
a finire, è stato bello ed orribile vedere quest'ultima ora di puntata.
Epicità, commozione, tributo alle stagioni passate e ai personaggi che hanno reso grande. Un'ora praticamente volata e divisa in due parti: prima mezz'ora più riflessiva con i vari dialoghi tra i personaggi, su cui spicca uno straordinario faccia a faccia tra Spartacus e Crasso. Due rivali, divisi da un profondo odio, ma che, in quel momento, si sono trovati da soli, con le loro coscienze e le loro perdite e quasi "in sintonia", con il suggello finale della stretta di mano e della promessa di morte reciproca al loro prossimo incontro.
Già l' inizio è di nuovo una manovra inaspettata, la strategia dei ribelli di spacciarsi ognuno per Spartacus è geniale, e fa sperare in un finale diverso. I ribelli, guidati grandiosamente da Spartacus, conoscitore delle tattiche romane come ci ha già dimostrato in precedenza, dopo la prima geniale trovata sembra quasi impossibile che essi vengano sconfitti. La grata nascosta, i soldati romani che muoiono cadendoci dentro venendo infilzati dalle frecce, i ponti nascosti sotto la sabbia, sembra tutto perfetto. Ma Crasso è disposto a sacrificare i suoi stessi soldati in onore della guerra. Poi altra svolta a favore dei ribelli, Gannicus ed i suoi a cavallo attaccano da dietro a sorpresa usando catapulte contro gli stessi romani. Un momento di gloria, spezzato sul nascere. 
Poi, s'infiamma la battaglia e il ritmo diventa incalzante, regalando momenti da immortalare: la momentanea vittoria dei ribelli, che sorprendono i Romani con la loro strategia, per poi subire la potenza romana e la loro maggior preparazione bellica: soccombono tutti. Inevitabile emozione con la morte di Saxa, che muore quasi felice nelle braccia del suo Gannicus, catturato successivamente, mentre lo scontro finale tra Spartacus e Crasso offre tutto quello che poteva offrire: sangue, odio, pathos (con i continui rimandi a Sura), fino al sorprendente salvataggio di Agron e Nasir per portarlo in salvo ed evitare che il loro leader cada per mano di un romano.
Crasso mantiene la sua promessa, esporre i corpi dei ribelli sulla Via Appia. Bellissima, pur nell'atroce sofferenza, la morte di Gannicus, che sorride all'amico di sempre Oenomaus e rivive la gloria dei giorni in cui era il Dio dell'arena, con quell'urlo liberatorio che colpisce nel profondo.
E poi il gran finale con la morte di Spartacus da uomo libero (licenza poetica degli autori per permettere alla serie di concludersi in maniera più struggente possibile, rifiutando la morte sulla croce).  Il cielo si oscura e Spartacus ci lascia. Il cielo che piange la morte del Portatore di Pioggia. Gli altri che s'incamminano verso un futuro di libertà e serenità, con la profezia del Serpente Rosso che si compie e ci lascia ai titoli di coda a dir poco emozionanti, con tutti, ma davvero tutti di tutte le stagioni. Straziante, triste, epico, mitico. L'ultima immagine è doverosa: Andy che per l'ultima volta urla all'arena: I'm SPARTACUS. Poi il sipario si chiude.
Non so cosa mi aspettassi, ma è stata dura. Grande serie, unica nel suo genere, grandissime emozioni, tutto perfetto. Addio Spartacus.

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